Ritiro delle famiglie (11/03/2018)

12 Mar , 2018 - Catechesi,Famiglie

DIALOGARE IN FAMIGLIA

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Spesso in questi tempi siamo portati a dialogare con Internet, magari conosciamo quello che accade in Messico, in Brasile, ecc., ma non sappiamo quello che accade nel cuore di nostra moglie, di nostro marito, dei nostri figli. Oggi ci accontentiamo di dialogare con la stampa, con Internet, ma poco in famiglia: ricordiamoci che senza comunicazione la famiglia muore.

Quando nella famiglia non ci si parla più, si finisce per non aver più nulla da dirci: quando smettiamo di guardarci, finiamo per non vederci più, e tutto questo avviene in modo silenzioso e subdolo, in modo inconscio. Dobbiamo sapere che il peccato di omissione, così poco considerato, è quasi mai confessato, è il più terribile.

Ciò che fa morire la famiglia non sono i litigi, le difficoltà economiche, ma è l’abitudine; ci si abitua a stare insieme. Quando non si ha più tempo per guardarci, quando non ci si parla più, quando non si litiga più, c’è da aver paura: questo è un campanello d’allarme, ma qualche volta è già troppo tardi.

La comunicazione ci permette di conservare uno degli elementi più importanti della vita familiare e sono: l’ammirazione e la stima per l’altro. Dare tutta l’attenzione per l’altro, e fargli capire che gli dai tutta l’attenzione, perché lui/lei è importante per te: questa è la più bella dichiarazione d’amore.

Quando non ci si parla, si finisce per non vedere più le cose meravigliose che sono presenti nell’altro/a, e magari cominciamo ad apprezzarle in altre persone che non fanno parte della famiglia, lasciandoci qualche volta rapire il cuore, creando danni spaventosi, senza pensare che questo è un crimine commesso verso la tua famiglia, perché tradisci un Sacramento, dove Dio si è impegnato con te e per te, in prima persona.

Chi si impegna a dialogare in famiglia scopre presto il tesoro interiore dell’altro/a e cresce così l’amore per l’altro/a, scoprendo i tesori nascosti nel cuore dello sposo/a.

La comunicazione porta armonia spirituale e anche fisica, guarisce le ferite che si sono venute a creare a causa delle incomprensioni dovute alle diversità di carattere dell’uno e dell’altra.

La comunicazione è indispensabile per vivere nell’armonia spirituale e fisica, perché provoca stima, piacere e armonia in famiglia. Dobbiamo purtroppo constatare che è tanto difficile comunicare, con chi ci conosce bene in modo particolare, e dobbiamo constatare che dobbiamo tutti imparare a comunicare; questo apprendimento richiede sempre uno sforzo: io consiglio sempre agli sposi di trovare momenti in famiglia per sedersi e mettersi in ascolto l’uno dell’altra, e fare il punto della situazione nella loro vila affettiva e spirituale, altrimenti rischiano di perdere il contatto naturale e benedetto da Dio nella famiglia.

L’esperienza dimostra che molti coniugi non sentono più il bisogno di relazionarsi, magari anche dopo poco tempo che si sono sposati: sembra non abbiano più nulla da dirsi, si sono già detti tutto.

Allora, per comunicare bisogna prendersi il tempo; fare attenzione agli ostacoli e sono tanti: la fatica, lo stress, la televisione, le tentazioni, perché il nemico dell’uomo è sempre in agguato; bisogna inventare delle strategie che obbligano l’attenzione dell’altro, come: un bigliettino, un fiore, un piccolo regalo: tutto questo ci parla di amore, di stima.

Dunque, per comunicare è importante sviluppare le qualità necessarie perché il nemico dell’uomo non abbia a coglierci impreparati, e queste sono: la coerenza, l’umiltà, la semplicità. Tutto questo dà all’altro il diritto di pensare, di parlare liberamente, anche per dare la possibilità alla moglie/marito di sfogarsi. Questo permette all’altro/a e ai figli di dire ciò che pensano: diversamente andranno fuori di casa a sfogare i loro problemi.

Bisogna fare attenzione ai malintesi, ai gesti freddi, alle parole banali perché sono proprio queste cose che provocano ferite interiori inguaribili, ed è proprio qui che satana lavora per ingannarvi come ha fatto con Eva.

Voi coppie, ricordatevi che siete i l segno visibile di quanto Cristo ama la Chiesa; la spiritualità della coppia si fonda dentro il vostro vissuto di carne, di vita concreta, affinché possiate vivere la Parola che Cristo ha pronunciato “Siate uno, affinché il mondo creda”. Questo Gesù lo ha detto a tutta la Chiesa, ma in particolare alla piccola Chiesa che è la famiglia: la famiglia è il diffusore di comunione, è il diffusore dell’Amore di Dio, e la vostra unità può far trasparire la stessa natura di Dio.

Allora, noi Religiosi questa natura di Dio la annunciamo con la Parola, e voi, coppie, questa natura la manifestate con la vita; per far questo, però, dovete coltivare la spiritualità della coppia.

La spiritualità della coppia fa cogliere la bellezza divina di questa realtà di coppia, perché la coppia è di origine Divina, è stata pensata e voluta da Dio: è per questo che il Papa ci invita ad aiutare le coppie a riscoprire la propria bellezza.

Pertanto, se noi siamo questa realtà Divina, come dobbiamo coltivarla? Si coltiva nel momento in cui si riscopre la bellezza della famiglia; la famiglia è inserita in un contesto socio-culturale dove viene sminuita questa bellezza, dove viene svilita.

Quando in una famiglia viene meno la spiritualità coniugale, lì viene ucciso l’amore; per la coppia e la famiglia c’è una specifica spiritualità che scaturisce dal Sacramento del Matrimonio: questa spiritualità è collegata dentro il vissuto della coppia e questa dà stabilità al Sacramento del Matrimonio, perché è Cristo che benedice, è Cristo che conferma.

Il Sacramento del Matrimonio è una realtà Divina voluta da Dio, è la prima vocazione che Dio ha pensato per l’uomo e la donna, e questo perché fossero sulla terra un segno del Suo Amore.

Perciò, quali sono le modalità specifiche e il contenuto specifico della vita di coppia? Tutti siamo battezzati, però per chi riceve il Sacramento del Matrimonio, avviene un salto di qualità, ed è il fatto che con il Sacramento del Matrimonio i due battezzati vivono a due.

Il Battesimo è una Grazia data al singolo individuo, mentre nel Sacramento del Matrimonio la Grazia non è data alla singola persona, ma è data all’unione che c’è tra i due; allora lo Spirito Santo si posa sull’unità dei due, ed è l’unità dei due che diventa Sacramento.

Quindi, uno sposato che continuasse a vivere il suo Battesimo personale, vive fuori del Sacramento, perché la Grazia è data all’unità dei due. Questo lo dice il documento “Familiaris Consorzio” al numero 13.

Pertanto, nel Matrimonio non si può vivere la vita spirituale da soli; il contenuto primo della vita spirituale della coppia è la coppia stessa. Per chiarire: prima di andare a pregare, prima della visita al Santuario…, c’è la coppia da salvaguardare. Cioè, se io non voglio bene a mia moglie, marito, quella vita di Chiesa non serve a niente, è fuori della Grazia di Dio; allora, sarà il modo con cui io preparo da mangiare, il modo con cui vado a lavorare, l’approccio rispettoso che ho verso mio marito/moglie, il modo con cui accetto il bambino che mi vuole donare, il modo con cui costruisco la relazione con mio marito, moglie. Questa è la prima spiritualità; questo aiuta di più a pregare, ma tutto in vista dell’unità, perché Gesù dice: “Da lì vedranno che siete miei”. Perciò, il Sacramento del Matrimonio vuol dire segno che contiene Cristo e lo manifesta al mondo, perché pone dei gesti d’Amore come li poneva Gesù. Ad esempio, se io guardo un quadro di Gesù, non posso dire che lì c’è Gesù, ma se io dico che il Vescovo è segno di Gesù Pastore, non è che vi ricorda Gesù Pastore, ma pone dei segni, dei gesti di Gesù Pastore, ad esempio la Cresima (sigillo dello Spirito Santo).

Quindi, capite la differenza: il segno è qualcosa che continua a manifestare, contiene e realizza la presenza di Dio; così il Sacramento del Matrimonio.

Ecco dunque, nel Sacramento del Matrimonio, Gesù c’è e opera in modo efficace come operava duemila anni fa in Palestina. Così Gesù ha voluto lasciarci dei segni dove i cristiani possono dire: “Sì, qui c’è veramente la presenza di Gesù”. Sono punti luce e questi punti luce sono i sette Sacramenti di cui uno è il Sacramento del Matrimonio; però, se non facciamo attenzione, facciamo passare per buono ciò che non è buono per un cristiano, anzi a volte è vergognoso. Se non indirizziamo bene la nostra sensibilità, questa deteriora e questa tira dalla sua parte mente e ragione, giustificando comportamenti sbagliati. Per questo motivo siamo chiamati al discernimento per evitare di usare comportamenti offensivi per la dignità dell’uomo/donna.

L’uomo e la donna diventano così immagine Divina nella sola carne del Matrimonio: in esso nasce un amore fecondo che unisce le due persone trasformandole in un “noi” che sigilla la loro unione, e lì avviene il Sacramento e da lì nasce un amore fecondo, generatore di vita. Ecco la dignità del Sacramento.

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