LA PREGHIERA DI LODE
Io lodo Dio perché Dio è Amore. L’Annuncio pasquale è che Dio è mio: prima non si poteva dire perché non c’era il dono dello Spirito Santo, non c’era la salvezza, prima era un Dio che parlava con i suoi amici: Mosè, Abramo, ecc. Adesso con il dono dello Spirito Santo, e soprattutto con Gesù che è sposo dell’anima mia, emerge in me un senso di grande esaltazione, di grande lode.
San Paolo nella lettera ai Romani dice: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù”. Ecco allora, io sono salvato gratuitamente, entro per opera di Cristo in virtù della sua morte e resurrezione. Entro nel mondo della salvezza, la porta è aperta, l’ingresso è gratuito: basta un atto di fede. Le opere vengono dopo, una volta entrato in questa porta, le opere sono successive. Io, per entrare in questa dimensione di unione con Gesù, lo faccio attraverso un atto di fede.
San Paolo dice ancora: “Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore e crederai con il tuo amore che Dio lo ha resuscitato dai morti, sarai salvo”. Questa è una notizia grandiosa, non è che dobbiamo fare chissà che cosa, esempio scalare le montagne, basta confessare con la bocca che Gesù è il Signore. Allora per entrare in questa confessione si esige un atto di fede profonda. Anche nell’Antico Testamento quella che viene esaltata è la fede. Guardiamo ad Abramo. Abramo non era buono (basta pensare cosa ha fatto con la moglie in Egitto). Abramo non viene esaltato per le sue opere ma per i suoi atti di fede per entrare nel mondo di Dio. Se vi ricordate Nicodemo era buono, cerca Gesù ma non gli affida la vita. Abramo invece da tutto a Dio. Poi nelle sue opere si correggerà, migliorerà, ma rimarrà per tutta la vita in questo atto di fede. Ecco allora quello che si esige per entrare nel mondo pasquale del Salvatore, perché la salvezza l’ha operata Gesù, non noi. Quindi guardando la sua salvezza operata per me ne deriva davvero un momento di lode grande che parte dal mio cuore e che va al Signore.
Perché la tua lode sia autentica devi usare l’umiltà. La sapienza dell’umile fa tenere alta la testa e lo farà sedere tra i grandi. La preghiera dell’umile squarcia i cieli e arriva al cuore di Dio. Sono salvato, sono tratto dal mondo delle tenebre con la morte e resurrezione di Cristo! Tutto il resto è niente. Ecco allora la base della preghiera di lode. Il fondamento senza la quale non vi è preghiera di lode e questo versetto della lettera ai Romani di San Paolo che dice: “Tutto coopera al bene per coloro che amano Dio”. Ecco allora tenete presente la parola “tutto”: quando dice tutto, vuol dire proprio tutto, tutto quello che ci succede anche le circostanze negative della vita: tutto coopera al bene per coloro che amano Dio!! Cioè tutto può essere un bene. E quindi l’anima che è entrata nel modo salvifico di Cristo, loda Dio, lo esalta e dice San Paolo, lo ringrazia anche nelle difficoltà, perché anche le difficoltà cooperano al bene. E quindi si loda Dio non come la conseguenza di una circostanza positiva, cioè ho vinto un premio allora lodo Dio, no! lo sono chiamato a lodarlo prima, perché la mia lode non sgorga dall’esterno, dalle circostanze, ma lodo per il fatto che Dio è con me.
La lode è sempre un incontro con il Signore, tutte le circostanze anche le più negative possono portarmi a questa comunione con il Signore e possono far sgorgare la lode, perché la lode non viene dalle parole e non viene neanche dall’atteggiamento, ma è una preghiera che io faccio al Padre accettando le circostanze e amandole perché Dio mi ama. Bene, questo libera in noi una potenza straordinaria, perché attraverso ciò, Tu mi stai purificando, c’è un piano d’amore anche attraverso queste circostanze, c’è un progetto anche attraverso questa cosa; Tu permetti questo e io sto capendo che c’è un progetto, c’è la tua mano anche nelle prove più gravi e allora io entro nella mia prova e allora ecco che il Signore entra con potenza.
Nel Secondo Libro delle Cronache al capitolo 20 si narra la vicenda del re Giosafa. Dopo questo fatto si misero al lodare il Signore per ciò che aveva compiuto e lo lodarono con queste parole: “Lodate il Signore la sua grazia dura per sempre”. E appena pronunciarono questa parole si scatenò la potenza di Dio. È una circostanza terribile: si fidano di Dio, quindi accettano prima di comprendere. Qui la nostra ragione è limitata, ma la ragione si sottomette a Dio. Questi neanche chiedono al Signore: “Aiutaci, dacci coraggio!”, no, no dicono: “Lode a te Signore”. Chi è che va contro al nemico dicendo: “Lode a te Signore?!” Qui la Sacra Scrittura ci insegna a lodare Dio ancor prima di agire: la lode vale di più e supera enormemente la ragione. E l’atto di fede che il Signore premia. Così pure a Gerico. Giosuè, prima di prendere Gerico, dice di fare sette giri attorno alle mura. Fanno i sette giri e al settimo vengono messi alla prova da Dio che chiede loro di fare sette giri, e fanno sette giri. AI settimo giro suonano le trombe, vengono giù le mura e gli Israeliti entrano e prendono la città. Questo è il modo di agire di Dio: prima la lode, poi la potenza di Dio e infine l’unione. Questo modo di pregare è lo stesso di Gesù nell’episodio della morte di Lazzaro. Allora la lode non segue l’atto positivo, ma lo precede. Qui ci vuole una fede grande. Io lodo Dio senza aver visto, lo lodo perché Dio è con me, lo lodo prima, lo lodo durante e lo lodo dopo.
La preghiera di lode è questo entrare in comunione con il Signore e viverne un’unione profonda. Quindi vedete che la preghiera di lode è la preghiera più alta e anche quella più difficile perché noi siamo abituati a vedere i risultati prima di agire. Allora se va bene ringrazio, e se va male brontolo.
No, Dio la pensa esattamente al contrario: vuole vedere la nostra fede. Anzi il Signore ci divinizza e ci trasforma proprio usando le prove. Sentite questo passo di San Pietro: “Voi siate ricolmi di gioia anche se ora dovete essere afflitti da varie prove”. Allora perché siete ricolmi di gioia se avete le prove? Perché il valore della vostra fede torni a vostra lode, gloria e onore. Allora tutta la bellezza è l’atto di fede con cui accetto la circostanza presente, contro l’evidenza. Cioè anche se mi sembra che la cosa vada male, anche se sto male. Se avete un fastidio, provate a lodare il Signore per quel fastidio. Esempio: provate a dar lode al Signore perché vostro marito è un ubriacone. SÌ il Signore vi sta dicendo qualcosa anche attraverso questo, questa cosa che io detesto perché tutto va male. Ma se questo viene da te e trasforma questo fatto negativo a lode e gloria del tuo nome. Io accetto questo e ti do lode. Se voi provate a fare questo sono assolutamente sicura che il Signore scioglierà in voi la potenza della sua Presenza e in quel momento voi entrate nei progetti di Dio, e non meravigliatevi se in pochi giorni la situazione comincia a lavorare notevolmente perché la forza di Cristo agisce in me: amare anche se non me la sento, io vivo questa unione anche se le circostanze sono negative. Il Signore non ci ha permesso una vita senza prove, anzi nelle prove Lui ci trasforma e il frutto è la gioia. Quando voi vivete delle prove che non capite, guardate Lui e non la vostra situazione: l’occhio su Dio e non sulla situazione perché sulla situazione voi potete agire pochissimo. A Volte le circostanze si superano notevolmente. Allora occhio su Dio e non sulle circostanze senza chiedervi il perché di questo. Le vie di Dio sono imperscrutabili.
Il contrario della lode è il BRONTOLARE. Il libro della Bibbia preferito da molti cristiani è il Libro delle Lamentazioni: sì perché si lamentano in continuazione. Ma brontolando contro Dio è un’accusa che facciamo a Dio. È come dire: “Tu ti stai disinteressando di me, Tu non stai dirigendo la mia vita”. Quindi brontolare è un atto di incredulità, di ateismo. I santi non brontolano mai su Dio, ma brontolano sempre su sé stessi. Il santo cerca di leggere tutti gli avvenimenti, anche quelli sgradevoli, nella gioia e nella potenza del Cristo Risorto. Il santo è l’uomo che esplode di gioia. Il santo è colui che vede in ogni avvenimento la mano di Dio, un Dio che ama e perché ama corregge, richiama e stimola la nostra vita verso la santità, che vuol dire verso la pienezza della gioia.