Ritiro delle famiglie (04-06-2017)

12 Giu , 2017 - Catechesi,Famiglie

 

COME CI HA CREATI DIO

Dio prima di crearci ci ha guardati, ci ha pensati perché voleva darci il meglio di Sé. È Dio che attimo dopo attimo ci vuole felici: siamo noi che distruggiamo ciò che Dio ha fatto. E allora perché la croce? Perché è l’incapacità di Dio di rivelarci quello che è, non perché Lui non sia capace, ma perché noi non siamo capaci di recepirlo finché siamo su questa terra.

Secondo voi la croce ha rivelato perfettamente ciò che Dio è, ha esaurito l’Amore che Dio è? No, ma solo l’ABC, perché ha usato il corpo che è una realtà creata, che è limitatissimo nell’essere e nell’agire rispetto all’agire divino. Però noi non siamo capaci di capire un altro linguaggio. E Gesù questo corpo l’ha portato fino all’estremo: tradimenti, flagellazione, coronazione di spine, crocefisso e con il cuore spaccato. È finito?

No, ecco l’Eucarestia: è Dio creatore che entra nel nostro corpo e diventa carne della nostra carne, sangue del nostro sangue. L’unione che facciamo è l’unione sponsale tra noi e Lui. È la fonte della nostra vita. La Madonna è fonte della vita di Gesù, opera dello Spirito Santo.

Il nostro agire di salvatori è fonte di vita, è opera dello Spirito Santo che ci feconda, del Corpo di Cristo che noi mangiamo.

Magari fossimo capaci di capire l’ABC di quello che siamo e quale pienezza ci porterebbe. La Madonna sia la mamma che abbiamo, che imitiamo, allora possiamo dire anche noi: “… d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Ma perché? Perché ho accettato l’incarnazione di Gesù in me, e anzitutto ho accettato perché Dio, il Tutto, realizzi il Suo Mistero d’Amore vitale. La Madonna ci conceda questa grazia. Ecco allora abbiamo visto quale valore ha la nostra consacrazione e la nostra vocazione. Se non fosse così, non vivremmo la vita secondo la perfezione che Dio ha pensato per noi. Un uomo che non è chiamato a vivere la perfezione divina, non è un uomo.

Ognuno di noi è figlio di qualcuno e ognuno porta la fisionomia in qualche modo di coloro che ci hanno dato la vita. Quindi si voglia o no, noi assomigliamo ai nostri genitori. Allora immaginiamoci: noi opera di Dio. Siamo usciti dal grembo di Dio, trascinandoci dietro le Sue perfezioni che sono esigenze di vita per noi. Guai all’uomo che rinuncia a queste perfezioni, non è più uomo! Infatti, se ci guardiamo attorno, noi vediamo subito chi sono gli uomini veri dagli altri. Ecco poi, noi anime consacrate siamo una luce che illumina l’uomo, per far conoscere all’uomo stesso il suo DNA. La luce è necessaria, non si può vivere al buio, si vede confuso, e niente ha un significato che possa in qualche modo arricchire. Perciò senza di noi il mondo è nel buio.

Perché Dio è Mistero Infinito, chi lo può vedere? Nessuno, neanche gli angeli possono contemplare la grandezza divina perché troppo grande e non hanno la capacità visiva di contemplarlo. Allora vuol dire che non riusciamo a gustare e adoperare tutto ciò che vediamo, e vediamo utile e necessario. Senza il mistero della nostra vocazione l’uomo non vede Dio, non vede la potenza d’Amore di Dio e perciò non vede le sue perfezioni.

Senza di noi l’uomo prende paura di Dio, se appena appena ne ha la sensazione. Troppo grande ciò che ha fatto, mamma mia chi è questo Dio? Ci schiaccia e perciò ci si allontana da Dio e ce lo dimostrano gli Ebrei che pur vedendo le manifestazioni di Onnipotenza sotto il Monte Sinai peccano con il vitello d’oro.

Senza di noi l’uomo non ricorre a Dio, ma si nasconde da Dio (come Adamo). Nascondendoci a Dio, noi immediatamente ci tuffiamo dentro a noi stessi e usiamo il nostro essere e anche il nostro corpo per autodistruggerci, perché domandiamo ciò che non ci darà mai, perché non è per il nostro bene e allora ci buttiamo nella schiavitù del vizio. Ora, se noi comprendiamo questo, ci rendiamo conto che siamo veramente necessari per poter annunciare il Regno. Gesù nei confronti di Giuda dice: “Sarebbe stato meglio che non fosse mai nato”.

Il creato intero non sussiste senza di noi. Noi siamo stai chiamati per un dono carismatico, (non perché siamo più bravi degli altri, no). È un dono carismatico, cioè un dono necessario perché Dio possa essere conosciuto, amato e seguito, un dono necessario. E questo è qualcosa di grande, di DIVINO. Spesso noi ci scusiamo dicendo i tempi sono cambiati, ci sono tempi moderni, hanno fatto scoperte nuove, siamo nel duemila, ecc. tutto è troppo poco per noi. Per chi vive intensamente questa chiamata si accorge subito di non trovare risposte di senso in quello che i MASS-MEDIA ci offrono. Il problema è che io con la mia vita, con la mia scelta non sono capace di rivelare il mistero di Dio e perciò il mistero dell’uomo, e non sono capace di riempire l’uomo della grandezza di Dio, perché l’uomo non conoscendolo non lo cerca, e così pensa male di Lui, pensa che Dio venga per rendere schiavo l’uomo.

Ma ecco questo è il pensiero che ci viene a paralizzare. Cominciamo a dire: “Troppo difficile, io non ce la faccio, io vado soggetto ad alti e bassi”. Ma andiamo a vedere Gesù nell’orto degli ulivi. È solo, eppure sta amando, gli Apostoli dormono. Chi lo vede? Chi lo capisce? Nessuno!

Lui difende gli Apostoli pur sapendo che l’avrebbero tradito: “Lasciate liberi costoro” dice Gesù. Si avvicina Giuda e Gesù non lo rimprovera. Giuda ama Dio, ma non l’ha conosciuto e non avendolo conosciuto, non ha conosciuto la sua fame di infinito e perciò tenta di saziarsi con ciò che sembra lo possa soddisfare, cioè di amare, e cosa trova? Tristezza e angoscia. Là dove ci sforziamo ma non cerchiamo Lui, noi troviamo illusione e delusione. E come si presenta a Gesù, con un bacio: questa è un’offesa terribile. E Gesù con sofferenza dice: “Amico con un bacio tradisci il Figlio di Dio?”. Gesù vuol dire: Giuda tradisci il Tutto per attaccarti al niente, usando un gesto che è il gesto di chi amando si consegna a chi ama e lo riceve. Ma Giuda è sordo.

Gesù, nell’orto degli ulivi, come fa allora a essere dono totale al Padre? Guardate che Gesù muore in croce perché è Figlio di Dio, tutto Gesù Dio è del Padre, tutto Gesù uomo è del Padre. Ma la totalità del dono dell’uomo è l’annientamento di quello che può essere che io ho, anche il suo corpo è donato. Perciò la croce è il dono totale di Sé: Gesù non può tenersi niente. Gesù allora si dona tutto, come fa? Noi come facciamo a vincere gli inganni satanici, le nostre fatiche, i nostri limiti? Dobbiamo non averli?

No, saremmo dei perfetti egoisti e continueremmo a dire io, io, io sono ecc. Ma invece devo comprendere che io sono un nulla, se mi attacco al Tutto, come la Madonna, se non si fosse abbandonata al Tutto entrando nella vita della trinità, non sarebbe mai diventata madre. Noi allora siamo chiamati a partecipare e a vivere sorretti dall’Onniscienza di Dio. Ma io non capisco, è vero, ma mi fido ed è fidandomi che ricevo e posseggo. Mia mamma non aveva studiato, ma aveva una sapienza! Perché? Perché si abbandonava. Cosa vuol dire abbandonarsi? Vuol dire: so chi sei, so che mi ami e prometto di amarti. Gesù ci dimostra che nell’orto degli ulivi nulla ci è impossibile, nulla nel modo più assoluto, e le paure che ci prendono sono soltanto le paure di chi non si è ancora conosciuto Divino, e non ha ancora conosciuto Dio che è tutto suo.

Noi siamo chiamati a vivere e a essere dono totale, ma non perché io scompaia, ma perché io abbia Lui. Allora la difficoltà o il problema di dire: “Ma io non so farlo”, non è questione di incapacità, no, è questione di paura, la paura di chi non si sente amato e perciò non ama. Se noi guardiamo ai santi, noi vediamo che alcuni hanno avuto una vita terribile, eppure come hanno fatto? Forse erano sensibili, forse non sentivano il male, no. I problemi ci confermano se il nostro amore è vero oppure è falso. Il santo è vittima dell’Amore perché l’Amore si è consegnato a lui.

Ogni attimo del nostro vivere è un atto fecondo anche quando dormiamo, perché una volta consegnati a Lui, Gesù fa della nostra vita un atto fecondo per la gloria di Dio. “L’uomo è la gloria di Dio” (Salmo 8): vorrei tanto che ognuno vi incontra possa dire: “Ho visto Dio. Ho incontrato Dio”. Sì, perché il consacrato diventa Padre di tutti quelli che incontra, non è più ristretto solo alla sua famiglia, no. Ma come il Padre ama tutti, così anche i suoi figli consacrati, poiché sedotti dall’Amore, seducono e portano anime alla casa del Padre. Se noi rinunciamo alla nostra paternità e maternità, distruggiamo l’opera che Dio ci ha dato da compiere, e allora, se fosse così, sarebbe meglio per noi che non ci avesse mai chiamati. Se invece noi facciamo crescere questa opera, anche noi come Maria potremo dire: “… tutte le generazioni mi chiameranno beata”, perché anch’io ho accettato di collaborare per questo mistero d’amore che mi è stato consegnato prima da Dio e poi confermato dalla Chiesa.

Buon lavoro.

 

 

 

 


Articoli correlati

Patto con Dio

Patto con Dio

28 Feb , 2024 - Catechesi