RELAZIONE DEI RAGAZZI SULLA SETTIMANA DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI
Questa settimana per noi ragazzi sono stati organizzati degli esercizi spirituali che puntavano a migliorare la conoscenza di noi stessi, della S. Messa e della Confessione. La celebrazione della S. Messa mattutina era giornaliera; seguivano poi gli insegnamenti e dei momenti di riflessione su noi stessi. Al pomeriggio recitavamo la Coroncina della Divina Misericordia, facevamo una revisione di gruppo a cui seguivano il Rosario, Vespri e un po’ di Adorazione Eucaristica. Ovviamente non mancavano i momenti di gioco e di svago e, soprattutto, non mancava il lavoro.
Nei primi due giorni abbiamo trattato la conoscenza di noi stessi in due insegnamenti. Il primo riguardava la finestra di Johari, un grafico suddiviso in quattro quadranti che spiega sinteticamente la psiche umana. Il primo quadrante è la zona “pieno giorno”, ovvero la parte di noi stessi che noi mettiamo in mostra e che gli altri vedono, seguono poi la “zona cieca” (la parte che solo noi stessi conosciamo e che gli altri non riescono a vedere), la “zona buia” (la parte che io non conosco, ma che gli altri vedono) e infine la “zona notte”, ovvero l’inconscio. La domanda chiave dell’insegnamento era: cosa succede se noi ci chiudiamo in noi stessi? La risposta è che la “zona cieca” si estende (tendiamo a nascondere i nostri problemi invece di parlarne): dovremmo quindi cercare di parlare più di noi stessi e delle nostre difficoltà.
Nel secondo insegnamento ci è stato spiegato il tema dell’insicurezza della nostra vita: l’insicuro si percepisce sempre inadeguato e fa fatica a riconoscere i suoi doni: solitamente per farsi accettare da gli altri, assume atteggiamenti da spaccone o da finto umile. Abbiamo visto che per superare questa insicurezza dovremmo accettarci perché Dio ci ha creati come un prodigio. Se vogliamo vivere una vita felice, bisognerebbe allenare lo Spirito: così facendo emerge la verità di noi stessi e guariamo dalla nostra insicurezza.
La terza catechesi ci ha fatto comprendere meglio cosa realmente avviene durante la Messa. Durante questa preghiera avvengono cinque guarigioni: la guarigione dell’anima, che si compie durante l’atto penitenziale; la guarigione della mente, durante la Liturgia della Parola; la guarigione del cuore, durante l’Offertorio, se offriamo tutto quello che noi siamo a Dio; la guarigione della preghiera, che, purificata durante la Consacrazione, arriva direttamente al cuore di Dio. L’ ultima guarigione è totale (fisica, psichica e spirituale).
Abbiamo poi compreso meglio il Sacramento della Confessione, anche grazie ai numerosi riferimenti Biblici che ci sono stati dati; sicuramente, però, il passo della Parola di Dio che rappresenta l’emblema della Confessione è la parabola del “figliol prodigo”. Tutti noi possiamo rispecchiarci nel figlio minore che si allontana da Dio e commette peccato: il peccato lo rende schiavo, così come tutti noi lo siamo. È solo quando il figlio tocca il fondo che ritorna: Dio, intanto, ci aspetta, non per rimproverarci ben si per perdonarci. La Confessione è, quindi, un incontro, un abbraccio tra l’immenso Amore di Dio e la miseria umana.
Infine, come conclusione di questa settimana, abbiamo svolto dei gruppi di ascolto: in questi gruppi formati da tre persone, vi erano un ascoltatore, una persona a che parlava di sé e un supervisore, che aveva il compito di osservare l’ascoltatore e giudicare la sua capacità di ascolto. Spesso ci riteniamo capaci di ascoltare una persona, ma in realtà è una cosa più complessa: ascoltare significa sentire, interiorizzare e intervenire cercando di creare una certa empatia con l’altra persona.
Vogliamo concludere sottolineando che siamo arrivati in una maniera e ce ne andremo in un’altra: questo grazie alla preghiera, agli insegnamenti, alle riflessioni e revisioni di gruppo e la vita in Comunità.
Inoltre, le catechesi sulla conoscenza di sé ci hanno aiutato a essere più introspettivi, invece grazie a quelle sulla S. Messa e la Confessione, ad accostarci con più preparazione ad esse. Infine, abbiamo imparato con i gruppi di ascolto, che dobbiamo allenare di più la nostra capacità di ascolto.